ANNO 14 n° 120
Peperino&Co.
Da Viterbo all'Eur
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20/06/2015 - 02:01

di Andrea Bentivegna

VITERBO - Arrivando a Roma dal mare, o se preferite dall’aeroporto, vi sarà capitato di attraversare l’Eur, il quartiere ideato per la mai realizzata Esposizione Universale del 1942, luogo dal fascino quasi metafisico caratterizzato da edifici imponenti. Tra questi il Palazzo della Civiltà Italiana, il famoso Colosseo Quadrato e al suo fianco la basilica dei Santi Pietro e Paolo con la sua mastodontica cupola semisferica.

Cosa c’entra questo edificio con Viterbo? Un legame c’è e riguarda uno dei simboli della nostra città, per certi versi il più importante.

Ma procediamo con ordine. La basilica romana dei S.S. Pietro e Paolo fu progettata nel 1938 da Arnaldo Foschini, un famoso ed influente architetto romano incaricato dallo stesso Mussolini, che concepì una grandissima chiesa a croce greca sovrastata da cupola e resa ancor più imponente dal fatto di esser collocata sulla sommità di una collina.

Foschini si ispirò a svariati progetti del passato ma uno in particolare ci riporta proprio nella nostra città. Si tratta di un’edificio apparentemente molto diverso ma tipologicamente analogo, a Viterbo esiste una sola chiesa a croce greca, sovrastata da una cupola che domani la città dalla cima di una salita: Santa Rosa. Il paragone, lo ammetto, può apparire forzato ma c’è un indizio piuttosto importante che può avvalorare questa tesi, e cioè il fatto che anche la basilica dedicata alla nostra Santa Patrona fu progettata da Arnaldo Foschini.

Si trattava di uno dei primissimi progetti del giovane architetto che nel 1909, a soli venticinque anni, vinse il concorso per il rifacimento dell’antico tempio.

Il suo bel progetto, per usare le parole di Scriattoli, avrebbe dovuto sostituire la goffa e pesante facciata voluta dal cardinal Pianetti sostituendola con una una “moderna” chiesa in stile neo-rinascimentale, allora molto in voga, culminando in una grande cupola rivestita in maioliche che sarebbe stata visibile da tutta la città.

La realizzazione fu parziale, la facciata non venne mai sostituita, si intervenne sostanzialmente solo sul corpo centrale e si aggiunse appunto la cupola del 1913; Questa fu successivamente, ricoperta di piombo nascondendo così l’originale rivestimento, ma rimane tutt’oggi ben visibile da molti punti e domina la città al termine della famosa salita omonima.

Ipotizzare dunque che le due opere, distanti l’una dall’altra appena venticinque anni, siano riconducibili alla stessa concezione non è poi così improbabile; Se osserviamo gli incompiuti progetti viterbesi notiamo differenze stilistiche evidenti che comunque si limitano all’ornamento, aspetto che, vale la pena ricordarlo, il regime fascista, affermatosi nel frattempo, influenzò completamente.

Per quanto riguarda invece i caratteri fondamentali le due chiese possono esser considerate una la derivazione dell’altra così che, per una volta, ci si può spingere ad affermare che un monumento romano (uno tra i più rappresentativi dell’architettura del novecento) è ispirato ad uno viterbese e non il contrario.





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